La settimana è stata contraddistinta da ostiche lezioni sui modelli matematici che cercano di replicare il funzionamento delle calotte glaciali mentre l'escursione è stata rimandata più volte a causa del maltempo. Attenzione, da queste parti il maltempo non è un banale giorno di pioggia, ci vogliono almeno almeno - 5° ed il vento ad oltre 100 km/h con visibilità nulla, proprio come mercoledì scorso quando una incredibile bufera ha spazzato via per l'ennesima volta la neve dalle montagne e spostato quasi tutto il ghiaccio marino dell'Isfjorden verso il mare aperto! Il bel video di Roberto è abbastanza esplicativo in merito
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ci si appresta a tornare a Nybyen dopo una giornata all'UNIS (foto R. Colucci) |
Venerdì riusciamo a muoverci, il sole fa' capolino per la prima volta in paese, ma il cielo sereno è conseguenza di freddi venti settentrionali. Una delle mille particolarità dell'artico è proprio questa, quando c'è il sole fa' sempre più freddo rispetto a quando nevica...
La meta prevista fino al giorno precedente, un "calving glacier" nei pressi del paese fantasma di Pyramiden, salta all'ultimo a causa del ghiaccio marino troppo debole, un peccato! Doug trova però la soluzione e ci conduce al vicino Tellbreen nella Helvetiadalen, ovvero il Ghiacciaio di Guglielmo Tell nella Valle dell'Elvezia!
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il primo sole a Longyearbyen |
Oggi la guida polare che conduce il gruppo pare avere fretta e viaggia come un disperato, media di 60-70km/h, qualcuno in alcuni tratti ha pure superato i 100! Poco prima di infilarci della valle degli svizzeri noto una strana nebbiolina, neanche il tempo di ragionare che una folata di GELIDO vento da nord mi congela la barba alla maschera, la temperatura è intorno ai - 24° ed il wind chill conseguente (70km/h di motoslitta + 40-50 km/h di vento) fa' talmente impressione che preferisco non dichiararlo. Sul ghiacciaio Doug ci racconta come siano stati fatti diversi studi per comprenderne la particolare dinamica, dalla bocca del ghiacciaio infatti esce un rigagnolo anche nei mesi invernali che congela non appena esce dal ghiacciaio formando dei curiosi accumuli di ghiaccio. Non si è ancora capito da dove arrivi quest'acqua visto che il ghiacciaio è "freddo", ovvero il suo ghiaccio è ben al di sotto del punto di fusione e l'unica acqua allo stato liquido presente è quella della fusione estiva che dovrebbe, teoricamente, rigelare all'interno del ghiacciaio proprio perché il ghiaccio è sottozero.
Dal punto di vista "termico" sto imparando che i ghiacciai alpini sono veramente di una semplicità disarmante, qui tutto è complicato, la presenza di ghiaccio "freddo" complica qualsiasi processo e produce effetti curiosi come quello appena menzionato.
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dal Tellbreen il freddissimo vento da nord alza la neve nell'Helvetiadalen |
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Tellbreen |
Mentre assistiamo alla spiegazione siamo costretti a muoverci in continuazione a causa del freddo veramente fastidioso. Non sapendo bene che fare, visto che ci manca ancora 1 ora di gelida motoslitta per raggiungere l'altro ghiacciaio, Doug ci consiglia di cercare una grotta alla fronte del ghiacciaio che puntualmente troviamo. E' la prima volta che compare un condotto endoglaciale su questo ghiacciaio, ci infiliamo e ne esploriamo l'ingresso. Finalmente ci si può scaldare! Alle Svalbard per scaldarsi bisogna entrare nella pancia dei ghiacciai dove la temperatura può essere più di 20° superiore all'esterno, come oggi!
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la grotta "inesplorata" alla fronte del Tellbreen |
Il viaggio verso il Rabotbreen diventa così abbastanza confortevole nonostante le genialità di casa yamaha, appena ci rendiamo conto di avere tutti il piede destro congelato ed il sinistro bollente scopriamo che il sofisticato riscaldatore per i piedi con 10 diverse regolazioni è presente solo per il piede sinistro, i piedi degli umani sono però 2, fino a prova contraria. La divertentissima alta velocità di crociera diventa ben poco divertente per alcuni malcapitati che sono vengono sbalzati dalle motoslitte in corsa a causa delle irregolarità del terreno o salendo la ripida morena frontale!
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Rabotbreen |
Ci fermiamo su una morena mediana del ghiacciaio dove il sole non è ancora sparito dietro alle montagne che chiudono l'orizzonte verso sud. Finalmente rivivo l'atmosfera, la luce e l'ambiente della spedizione del 2003. In alcuni punti il vento ha intaccato la neve presenta fino ad asportarla completamente lasciando il ghiaccio vivo a vista.
Dopo aver mangiato i nostri panini decisamente ghiacciati, come se fossero appena stati tolti dal freezer, riprendiamo la via di casa a tutta velocità...
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colata occidentale del Rabotbreen |
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la confluenza delle tre colate del Rabotbreen |
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un po' di riposo dopo la faticosa escursione |
Inizia così l'ultima settimana del corso di glaciologia, il tempo pare sia volato! il week end è servito per studiare e ricaricare le batterie per la nuova settimana di lezioni.
nota: In questi giorni ho avuto la conferma della mia partecipazione alla spedizione glaciologica: Caucaso 2011! un'altra grande avventura è alle porte
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venerdì a caccia di aurore a - 29° ho pescato una stella cadente! ...in alto a sinistra |