sabato 26 febbraio 2011

Scott Turnerbreen: 4 passi nelle viscere del ghiacciaio

26 febbraio 2011


La prima settimana del corso di Glaciologia è finita poche ore fa'. Lindsey Nicholson e Doug Benn ci hanno introdotto alla glaciologia dalla porta dei bilanci di massa. Ho ripassato un po' di argomenti che avevo studiato per la tesi magistrale ed imparato moltissimi nuovi concetti soprattutto sulla parte di modellazione. Il difficile arriverà nelle prossime settimane quando arriveranno argomenti tosti tosti...

glaciology course


















Il normale andirivieni dall'UNIS alle barrak (circa 30 minuti a piedi per coprire i 3km di distanza) è stato vivacizzato dagli eventi meteorologici, il vento e i buferoni di neve sono stati una simpatica costante tanto che lunedì la temperatura è salita talmente tanto che per un paio d'ore la neve ha lasciato il posto alla pioggia (anche qui gira!!!), neanche 24h dopo il termometro è crollato a - 33,5°, fortunatamente senza vento. Il freddo, quando è intenso, è veramente notevole ma vi assicuro che non rappresenta assolutamente un problema, non occorre neppure avere particolari predisposizioni, è solo un problema mentale che va un attimo coadiuvato da un buon cappello di pelo. 

questo è un cielo da - 33,5°















UNIS ed il sole che si fa' strada.
l'8 marzo dovrebbe superare le montagne e far visita al paese
































Questa notte i venti caldi del sud hanno portato ancora una tempesta di pioggia orizzontale con addirittura + 5,2°, qui vicino alle barrak è partita una piccola valanga di neve bagnata anche se di neve in giro se ne vede molto meno di settimana scorsa. 

Qualcuno ha detto che "si parla del tempo quando non si ha altro da dire", ma di cose da raccontarvi ce ne sarebbero veramente tantissime.
L'evento più eccitante della settimana è stata sicuramente l'escursione di giovedì allo Scott Turnerbreen.
In una mattina fredda,buia e ventosa siamo saliti in sella alle potenti motoslitte dell'UNIS ed abbiamo percorso la valle di Adventalen fino all'unica miniera di carbone ancora attiva nella zona, in poco più di un ora siamo saliti sul ghiacciaio e, molto velocemente visti i - 15° e la visibilità drasticamente ridotta, ci siamo preparati per entrare nelle viscere del ghiacciaio.
Vi chiederete: come si fa' ad entrare in un ghiacciaio? bene, qui è abbastanza semplice, si apre la porta di legno, si scende una rampa di scale ed è fatta! 




come entrare nel ghiacciaio


















Una volta dentro, beh, la mia prosa è veramente troppo grezza per poter trasmettere una esperienza così incredibile. Abbiamo risalito per un centinaio di metri un condotto endoglaciale, un tunnel scavato dall'acqua che in estate deve defluire verso la bocca del ghiacciaio. A tratti era molto spazioso a tratti dovevamo strisciare sul pavimento di ghiaccio per superare delle strozzature. Dentro, forme di ogni tipo, candele, cristalli di brina, di ghiaccio luccicante, detrito inglobato nel ghiaccio, tutte le tonalità di blu, azzurro e verde, una delle esperienze più incredibili che abbia mai fatto in vita mia.
Il condotto è lungo più di 2 km ed è stato completamente percorso una volta da Doug Benn, entusiasta e coinvolgente, come sempre, nel raccontarci e trasmetterci la sua enorme esperienza. Per tornare alla "porta" abbiamo dovuto percorrere alcuni tratti scivolando seduti nel cunicolo come se fossimo all'acqua-ghiacciata-fan...bene, qualche foto...

Lindsey, la scaletta dell'ingresso ed il cunicolo in basso a destra








































































































































































l'acqua che in estate percola dall'alto scorre lungo le pareti del condotto
e rigela a causa della temperatura all'interno del ghiacciaio (attorno ai - 2°)








































































































Lezione di glaciologia? Scott Turnerbreen stanza 4































Åshild, Astrid, Kathrin e Kjetil















Polar Bear?















Kjetil supera un passaggio un poco angusto, ma se sono passato io...



















Doug ci ha poi invitati al Kroa, un tipico pub-ristorante di Longyearbyen. 
Abbiamo in ogni modo evitato le pizze proposte (la più normale era condita con l'ananas!), Doug le chiama "un crimine contro la pizza" facendocene fare una il più simile possibile ad una margherita.






Svalbard pizza! sembra buona...






Cerco di spiegare a Doug Benn che il Colombano è
decisamente più importante della Calotta Groenlandese





















that's alla folks

giovedì 24 febbraio 2011

Prime sciate artiche

19-20 febbraio 2011


Il week end alle Svalbard è abbastanza simile a quello valtellinese, se il tempo è buono si va a sciare!
Il vantaggio è che qui si parte sci ai piedi, lo svantaggio è che, senza mezzi meccanici, le gite sono abbastanza limitate. 

Un simpatico e cordiale incontro con un "local" svalbardiano...
per fortuna vista l'attrezzatura sulle nostre spalle! foto R. Colucci





















Il sabato mattina partiamo in 11 non appena la luce è sufficiente per il Trollstein, 830 m s.l.m.!, una delle vette più vicine e rinomate della zona. Per molti è il primo impatto con la neve ed il gruppo è incredibilmente eterogeneo, c'è chi sale a piedi con gli sci da discesa in spalla, chi con ciaspole ed una borsa a tracolla, chi con gli sci da escursionismo norvegese...solo io, il triestino Roberto, l'austro-tedesco Erik e la svizzera Kathrin siamo piazzati sui nostri sci d'alpinismo. Accomuna tutti uno spirito incredibile, direi molto "british", pochi fronzoli, si va a spasso anche se non si è perfettamente (!?) attrezzati senza mai lamentarsi, sempre con il sorriso sulle labbra anche se imperversa la bufera e si rischia di rimanere in mezzo al temuto white-out. 
Questo entusiasmo, questa voglia di imparare, di mettersi in gioco e questo spensierato coraggio, che accomuna tutti, rende questi ragazzi veramente eccezionali! Sto imparando moltissimo da loro e posso solo considerarmi fortunato di poter condividere con loro questa fantastica esperienza. 

Il caldo inconsueto della partenza (- 6°) lascia presto il posto ad un più fastidioso - 15° con vento moderato. Nevica a tratti e la visibilità scarsa ci fanno optare per l'anticima, la bellissima roccia sommitale del Trollstein verrà conquistata la prossima volta.

La domenica puntiamo all'altro ramo della valle, saliamo con tutta calma il Longyearbreen, ovvero il Ghiacciaio di Longyear. Superate le morene frontali si sale sul ghiacciaio. Il percorso è pianeggiante ma discretamente panoramico. 

Nybyen e Longyearbyen dal ghiacciaio




















arriva il Polar Bear? 










































Arrivati nei pressi del passo alla testata della valle il tempo si guasta nel giro di pochi minuti. Si alza una bufera di vento da sud ovest che ci costringe ancora a desistere dai nostri piani (non molto più arditi comunque). Al passo giriamo le punte e torniamo indietro in un tempesta d'altri tempi con - 17° e raffiche superiori a 50km/h, il wind chill lo lascio calcolare a voi...dico solo che è buona cosa non avere parti del corpo esposte in queste situazioni. 

arriviamo al passo mentre imperversa la bufera




















un paio di video della discesa sul Longyearbreen


e questo di Roberto...



Muoversi alle Svalbard con gli sci è molto più impegnativo rispetto alle Alpi, non basta fare attenzione ai normali pericoli (valanghe, visibilità ecc), qui occorre stare molto attenti a non perdersi nei vasti spazi dei plateau superiori e bisogna fare attenzione al re dell'Artico, l'Orso Bianco. Muoversi con un fucile in spalla e continuare a guardasi attorno per controllare se tutto va per il verso giusto da una sensazione particolare, il buon Alessio con un po' di enfasi direbbe "primordiale", dico bene?. Di certo niente è semplice e banale da queste parti, forse per questo  sono convinto che torneremo persone migliori? 




domenica 20 febbraio 2011

Safety Course e prima aurora

17-18 febbraio 2011

Si parte, due giorni di corso intensi ed importantissimi. Iniziamo presto con una lezione generica sulla sicurezza nell’artico, mi ritrovo bene nella lezione sulle valanghe che credevo fossero rarissime qui…invece…Abbiamo imparato quanto una qualsiasi attività fuori dal centro abitato sia difficile e pericolosa. Per girare in motoslitta bisogna fare attenzione a mille cose, dal ghiaccio marino che potrebbe cedere a causa di sorgenti calde sotterranee, ai crepacci sui ghiacciai ai problemi connessi ai congelamenti non solo delle persone ma di tutta l’attrezzatura per non parlare dell’Orso Polare! 


la luna bassa sull'orizzonte



















Veniamo infatti presto spediti su un pullman russo ad un campo di tiro sopra l’aeroporto. Entriamo in questa piccola costruzione sotto una luce incredibilmente rosa ed una luna tanto bassa sull’orizzonte che l’atmosfera ne deforma la normale forma circolare. In un incomprensibile inglese un energumeno locale in 3 minuti ci mostra le parti di un fucile, poi piazziamo i bersagli e passiamo tutta la mattina ad esercitarci sparando proiettili enormi contro un cartellone 100 m distante. 

buon punteggio! foto R. Colucci






















Torniamo quindi all’UNIS e iniziamo rapidamente con una lezione teroico-pratica sul materiale di sopravvivenza, facciamo delle esercitazioni montando una tenda da campo nel minor tempo possibile. Ogni strumento è settato in modo particolare per non congelare, l’Artico è una cosa molto molto seria. In serata usciamo quasi tutti dalle nostre stanze per arrivare in cima a Nybyen e, con pazienza, aspettare qualche possibile aurora armati di cavalletti e reflex. Non dobbiamo attendere nemmeno troppo che una lunga striscia verde si materializza verso sud (!), tratteniamo l’emozione e riusciamo a rubare uno scatto prima che il tutto si spenga, dopo pochi secondi. Secondo WOW!


la prima aurora



















La mattina successiva continuiamo le lezioni su come si aggiusta una motoslitta e quali sono i problemi più frequenti, proviamo a caricare e fissare una slitta e poi, nel pomeriggio partiamo! Ci vestiamo come mai, con delle tute incredibili, casco, passamontagna, mascherina, guanti extra strong ed in canonica fila indiana ci lanciamo lungo l’Adventalen. 

pronti alla partenza, foto R. Colucci



















Ci fermiamo a pochi km dal paese dove un simpatico Orso bianco era passato in mattinata. Le orme sono veramente enormi. Quest’anno sembra ci sia una concentrazione non comune di orsi nei pressi del paese, tanto che orni giorno c’è l’elicottero per aria per tenerli lontani.


i piedoni dell'Orso!

































Continuiamo gli esercizi per poter controllare la motoslitta sui pendii inclinati, sulle salite e facciamo esercitazione su come sbloccare una motoslitta incastrata nella neve. Il divertimento finisce quando torniamo in paese per il “rompete le righe”. 

Si resta però in università perché alle 4 c’è il famigerato “Friday Gathering”. Studenti e professori si ritrovano in caffetteria, arrivano tonnellate di piazza e pagando un contributo unico si può prendere tutto ciò che si vuole. Al centro del locale viene acceso un camino enorme ed il mitico Doug Benn, responsabile del corso di glaciologia, inizia a cantare suonando una chitarra! In breve la seriosa UNIS si trasforma in una calda ed ospitale congregazione di amici. Iniziano giochi sociali che vanno avanti, fra una birra e l’altra, fino alle 10!
Prima di tornare ci mettiamo in coda per l’attribuzione dei fucili, ce ne sono pochi a disposizione degli studenti e si possono tenere una sola settimana, riesco a prendere l’ultimo lasciando a bocca asciutta almeno altri 15 ragazzi, possiamo ora uscire dal paese! Avere un fucile in camera fa’ un po’ impressione ma almeno si può girare un po’ nel week end.
Torno alle barrak da solo con gli sci d’alpinismo ed il fucile in spalla sotto una modesta nevicata…ma i giorni intensi non sono ancora finiti!

giochi di luce a Nybyen